Tra le tradizioni religiose più toccanti legate al culto cristiano, la Processione del Cristo Morto si svolge il giorno di venerdì santo a celebrare la passione di Cristo.
Di antichissima fondazione, si deve probabilmente alla confraternita di San Giuseppe che ne avrebbe promosso l’istituzione a partire dal XVI secolo. La celebrazione ha principio all’alba del Venerdì Santo con il trasporto del cinquecentesco Cristo Crocefisso, dalla chiesa di San Giuseppe in cui si conserva, alla Basilica Cattedrale. Qui viene issato alla croce dove rimarrà in ostensione per l’intera giornata. Nel tardo pomeriggio, il simulacro viene deposto e condotto in corteo, assieme ai Dolenti e alla Vergine, alla chiesa di San Giuseppe. Prima di varcare la soglia si consuma l’ultimo commovente saluto tra madre e figlio. Trascorsi alcuni istanti, la Vergine si allontana dal corteo dirigendosi verso la Chiesa di San Bartolomeo, simbolica casa degli apostoli. Il feretro viene condotto all’interno del tempio, dove verrà benedetto dal celebrante tramite l’imposizione di un balsamo sulle ferite del supplizio. Terminato il rito, il corpo viene ricoperto da un drappo nero ricamato con i simboli della passione e viene offerto alla venerazione dei fedeli.
La partecipazione più nutrita si realizza in serata quando i 400 confratelli che appartengono alle cinque storiche fraternite cittadine prendono parte al silenzioso corteo che accompagna il corpo di Cristo. Coperti da una tunica e un cappuccio che ne cela l’identità, i confratelli conservano come unici segni distintivi quelli legati alla fraternita di appartenenza. Scalzi, in segno di penitenza, avanzano a piccoli passi e in religioso silenzio, percorrendo le principali vie cittadine con in mano bastoni processionali e lucerne. Il suono di un tamburo e la struggente melodia di una marcia funebre contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa di grande contrizione che avvolge tutto il centro cittadino.
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