• Nel 1568 fu avviata l'opera di costruzione sotto la direzione di fra Baldantonio da Cagli e dei consi glieri comunali delegati, poiché fu il Comune ad innalzare il convento. La struttura conventuale tra il 1605 e il 1610 venne sottoposta a nuovi consistenti lavori di ristrutturazione, finanziati in larga parte dal cagliese Ettore Berardi. Con l'Unir d'Italia il convento venne demaniato e solo nel 1881 i frati poterono riacquistarlo dal Comune. Va detto che nello spazio sottostante parte del convento e della chiesa, sono conservati sicuramente resti cospicui della rocca di Francesco di Giorgio Martini,la cui presenza è leggibile anche nel marcapiano che corre nel braccio rivolto alla città. Della fortificazione militare restano impo nenti alcuni ruderi, privati del loro paramento murario esterno, ovvero dei conci lavorati che furono utilizzati in larga parte per costruire il convento e la chiesa. La poderosa massa muraria costituiva il puntone e due torricini, ed è ancora ben leggibile uno dei due muri che, unendosi al mastio triangolare, davano alla rocca forma rom. boidale. Sono leggibili anche le tracce di due troniere, una delle quali conserva ancora, seppure in parte, un "fumigante". Il puntone è attraversato da una scala, costituita da un'unica rampa, che si congiungeva al "soccorso coverto" ancor oggi proveniente dal Torrione. La chiesa, con copertura a capanna e capriate à vista, è preceduta da un basso portico. L'interno ad aula unica con volta sormontante l'altare maggiore e retrostante coro, ha sulla destra tre cappelle intercomunicanti, probabilmente posteriori, coperte con volte a botte. Nell'altare della la cappella è San Serafino da Montegranaro guarisce una bambina inferma. Appesi alle pareti sono San Michele Arcangelo e San Giovanni Battista, San Geronzio e San Filippo Neri, opere un tempo collocate a lato dell'altare maggiore. Nella 2a è la statua di San Francesco del 1923, con pregevole architettura che fa da sfondo. Nella 3a è San Lorenzo da Brindisi comunicato da Gesù. Di ben differente livello qualitativo è la pala dell'altare maggiore raffigurante il Cristo morto sorretto da un Angelo, fra i Santi Innocenti, Geronzio e Caterina d'Alessandria recentemente attribuita à Girolamo Cialdieri e considerata un'opera dei primi anni Trenta del Seicento. Nel coro è poi l'olio su tela rappresentante la Madonna in gloria con i Santi Michele Arcangelo e Geronzio, San Carlo Borromeo, San Francesco d'Assisi e San Bernardino da Siena rara opera marchigiana firmata di Paolo Piazza databile intorno al 1611. Interessante, infine, all'interno del convento il refettorio che ha mantenuto intat- ta la sua semplicità e che presenta nella parete di fondo una grande pittura dell'inizio del Seicento raffigurante la Lavanda dei Piedi. La scena biblica è racchiusa entro una finta cornice ai lati della quale sono ritratti a figura intera San Francesco e Sant'Antonio da Padova. Disposti lungo le pareti, entro finti riquadri, sono dodici figure databili al Seicento, tra le quali partendo da sin. in senso antiorario: Salomone, San Pietro, San Giovanni Battista, Cristo, San Sebastiano, David. Il riquadro ove è dipinto il Cristo regale si direbbe sovrapposto alla figura della Morte dipinta a monocromo.

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